venerdì 1 giugno 2007

Requisitoria per un inizio

La giornata comincia sempre così, a quest'ora indecente, comincia con un giorno che stenta a finire, quando è troppo tardi. Jack dorme al tepore della lampada della scrivania, io che fumo un'altra sigaretta e sottolineo a matita altre due righe, cerchio un titolo, evidenzio le parole chiave con il giallo dello Stabilo Boss.
La tabella di marcia appesa alla parete di fronte mi restituisce la verità del fatto che sono indietro: con la stesura, le traduzioni, la lettura delle fonti. E con lei non posso mentire. La Tabella è la Verità, è uno specchio che non si può attraversare.
Guardo Jack, lo sento ronfare, guardo il resto della scrivania, ground zero di a4 tra articoli italiani, inglesi, testi originali, prove di traduzione, capitoli di libri sul postpunk. Chiudo il vocabolario di inglese e la guida ai 100 dischi della storia della rock. Leggo le ultime righe su Bowie e Low. Cicco la sigaretta e soffio l'ultimo tiro sul muso di Jack, per cominciare a svegliarlo. Lei intanto dorme da più di tre ore, ma domani ci alzeremo insieme.
La giornata comincia che è ancora il giorno prima, ma continua a piacermi quest'interzona, solo noi esseri umani potevamo inventarcela, l'unico modo per rubare al tempo uno scampolo di vita in più, vivere ogni notte l'ora sfocata tra oggi e domani, perché continuiamo a non sapere scegliere.
La giornata comincia con una falsa partenza. Prendo in braccio Jack, dieci secondi dieci di coccole ipocrite, lo faccio uscire sul terrazzo, lui protesta un po', poi se ne va nella cesta dello stanzino, mentre io richiudo la finestra e me ne vado a letto.